Piani attuativi per la ricostruzione post sisma

Un’ordinanza dettaglia i piani attuativi per ricostruire i centri storici dopo il sisma del 2016. Le P.A. potranno chiamare professionisti iscritti nell’albo del Commissario Errani.
A maggio 2017, i Comuni avevano definito i criteri per la perimetrazione dei centri storici e i nuclei di particolare interesse colpiti dai terremoti. 
L’8 settembre Vasco Errani, Commissario straordinario di Governo per la Ricostruzione sisma 2016, ha siglato due ordinanze.  
Nell’Ordinanza n° 37 sono elencati 217 immobili pubblici su cui intervenire. L’investimento preventivato ammonta a circa 208 milioni di euro; nelle Marche si registra il numero più alto (98) degli interventi programmati, per più della metà degli investimenti totali (129 milioni di euro). 
L’Ordinanza n° 38, invece, è dedicata ai lavori sui beni del patrimonio artistico e culturale: circa 170 milioni di euro finanzieranno 104 interventi su chiese, castelli e musei. Il Ministero dei Beni culturali (MIBACT) ha subito ricevuto 10,5 milioni di euro per progettare gli interventi. 

Ora, l’Ordinanza n° 39 dell’08/09/2017 regola la pianificazione attuativa degli interventi di ricostruzione dei centri storici di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria piagati dalle scosse sismiche del 2016. 
In sostanza, i Comuni devono predisporre i piani attuativi, senza i quali alcun intervento può essere autorizzato e nessun cantiere avviato. 
Se le Pubbliche Amministrazioni non avranno personale idoneo a redigere i piani attuativi, potranno chiamare liberi professionisti iscritti nell’elenco speciale del Commissario straordinario per la ricostruzione. 
I piani attuativi, perché la ricostruzione sia davvero confacente, devono mirare a riqualificare ambiente e architettura del nucleo perimetrato e a definire interventi atti a garantire la sicurezza delle costruzioni.  
Altra priorità è il reinsediamento di attività produttive, servizi e, naturalmente, popolazione sfollata. Tuttavia, alcuni centri abitati saranno trasferiti se i perimetri approvati dalle Regioni contengano zone edificate suscettibili di grave instabilità dinamica in fase sismica, classificate dalle autorità come zone non più utilizzabili. 
Gli edifici del nuovo insediamento, esterni al perimetro, dovrebbero conservare la destinazione d’uso e le dimensioni originarie. Per le aree dichiarate instabili, invece, i piani attuativi devono dettagliare demolizioni, opere di contenimento dei fenomeni d’instabilità e infine l’eventuale utilizzo pubblico che ne può essere fatto entro i limiti di sicurezza. 

Una seria difficoltà potrebbe derivare da una frammentazione logistica tra i numerosi soggetti incaricati delle opere, nonché dallo sfalsamento di tempi nella messa a disposizione delle risorse. I piani devono dunque propiziare che gli interventi siano coordinati e integrati, su edifici pubblici, ecclesiastici e privati. 
Il Comune, d’intesa col Vice Commissario e con gli Uffici speciali per la ricostruzione, assicura il coordinamento delle attività preliminari all’esecuzione degli interventi fin dalla fase di avanzamento delle proposte al Commissario straordinario per la formazione dei programmi previsti dall’articolo n° 14 del D.L. n. 189/2016. 

I progetti dei liberi professionisti 

Come nel caso dei piani attuativi, anche l’elaborazione dei progetti potrà essere svolta dagli Uffici Speciali per la ricostruzione, dal MIBACT oppure tramite affidamento a professionisti esterni. 

Il conferimento degli incarichi ai liberi professionisti avverrà, per gli importi inferiori ai 209 mila euro, tramite trattativa privata che garantisca rotazione, trasparenza e concorrenza. Per importi superiori si ricorrerà alla procedura a evidenza pubblica. 
Ogni progettista potrà svolgere incarichi professionali per un importo massimo fino a 50 milioni di euro, per un massimo di 15 commesse. 
I progetti esecutivi andranno presentati entro il 7 gennaio 2018 al Commissario Straordinario, il quale verificherà la completezza e la congruità economica del progetto. Concesso il contributo, il commissario trasferirà i progetti alla Centrale unica di committenza per la gara d’appalto tra le potenziali imprese esecutrici dei lavori, con la supervisione dell’Autorità nazionale anticorruzione.
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