UE, aiuti record per la ricostruzione

A breve un anno fa, il terremoto iniziava a sfregiare il Centro Italia. Danni ipotizzati, 22 miliardi di euro. Per la ricostruzione, il 22 giugno 2017 la Commissione Europea ha proposto 1.2 miliardi di euro, una cifra inedita per il Fondo europeo di solidarietà, destinato a sanare le emergenze di un paese membro.
24 agosto 2016.
26 ottobre 2016.
30 ottobre 2016.
18 gennaio 2017.
Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria tremano, e cedono.

Oggi, a 11 mesi dalla prima scossa, il danno stimato è di 22 miliardi di euro. Una stima, si badi.
Nel dicembre 2016, l’Unione Europea aveva erogato una prima tranche di aiuti, di 30 milioni di euro.
Il 22 giugno 2017, a Bruxelles, la Commissione Europea ha proposto di mobilitare 1,2 miliardi di euro dal Fondo di solidarietà dell’UE per sostenere la ricostruzione e rilanciare l’economia nelle regioni colpite dal sisma.
I fondi potranno inoltre essere utilizzati per coprire i costi legati alle operazioni di emergenza e di bonifica e alle misure di protezione degli edifici pubblici e dei monumenti, alleviando così l’onere finanziario a carico delle autorità italiane.

Si tratta di una somma eccezionale, senza dubbio il finanziamento più ingente mai impegnato dall’UE in risposta a calamità naturali. Il Fondo, infatti, ha un bilancio annuo di soli 500 milioni di euro. Per raccogliere 1.2 miliardi, la Commissione ha dovuto recuperare denaro non speso nel 2016 e ha anticipato denaro sul bilancio del 2018.

L’ipotesi della Commissione è ora al vaglio del Parlamento e del Consiglio Europeo, da cui deve essere fatta propria per divenire effettiva. Corina Cretu, commissaria UE per le Politiche regionali, auspica una rapida ratifica, possibilmente prima della fine dell’estate.
La proposta, sottolinea Cretu, «simboleggia la nostra disponibilità ad agire fianco a fianco con l’Italia durante l’intero processo di ricostruzione. Un terremoto che colpisce l’Italia scuote il cuore dell’Europa. Le immagini delle città e dei paesi devastati e lo straordinario coraggio dimostrato dal popolo italiano in quei drammatici momenti sono rimasti impressi nel cuore di 500 milioni di cittadini europei. Ecco perché, sin dal primo giorno, il presidente Juncker ha affermato senza ambiguità che l’Unione europea non avrebbe lasciato l’Italia affrontare da sola questa tragedia. La Commissione europea ha attivato tutti gli strumenti di cui dispone l’Ue, in primo luogo per fronteggiare l’immediata situazione di emergenza, in seguito per avviare la ricostruzione di concerto con le autorità nazionali».

Ricordiamo che il Fondo di solidarietà dell’UE (FSUE) offre agli Stati membri e ai paesi in via di adesione sostegno finanziario in seguito a catastrofi naturali, a livello nazionale o regionale. Dalla creazione del FSUE, nel 2002, l’Italia ne è stata la maggiore beneficiaria, con oltre 1,3 miliardi di euro mobilitati tra il 2003 e il 2014.

Non c’è ricostruzione senza prevenzione

Ricostruire è sforzo unanime di istituzioni e privati. Per tutti il principio guida nella ricostruzione deve essere la prevenzione. Senza il rispetto e l’applicazione delle normative antisismiche, semplicemente non è data facoltà di preservare e proteggere ciò che è già stato costruito e ciò che verrà edificato.
Il “costruire bene” nel recente passato si è imperniato principalmente su sostenibilità ed efficienza energetica; il “ricostruire bene” non può non corredare queste due priorità alla prevenzione, tramite soluzioni performanti per resistenza meccanica, in un dialogo serrato tra innovazione e tradizione.
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