Le risposte delle istituzioni al rischio sismico italiano
Sempre sulla ricostruzione, è assai vivace la discussione intorno al “Codice Appalti”, il Codice dei contratti pubblici, normato dal Decreto legislativo n° 50 del 18 aprile 2016, poco prima dell’inizio del rovinoso sciame sismico.
Il nodo del Codice appalti e il DURC
Il rinnovato Codice, in tutte le sue articolazioni, è guidato dalla priorità di imporre meticolose verifiche per evitare infiltrazioni delittuose nella gestione dei contratti pubblici, tra cui rientrano giocoforza anche gran parte delle operazioni di ricostruzione.
Giusto a inizio novembre 2017, l’allora presidente dell’Ance, Giuliano Campana, ha chiesto la sospensione temporanea del Codice, suggerendone per converso una sostanziale riscrittura, in quanto foriero, a causa delle verifiche citate, di lentezze che starebbero immobilizzando il mercato pubblico.
L’ANCE è conscia che il Centro Italia post terremoto può diventare il cantiere più grande d'Italia, dove le imprese possono dimostrare la loro eccellenza, come nel caso dell’Expo. Ma proprio durante l’Expo non esisteva il Codice degli appalti, ideato per rappresentare una svolta per il settore e che, nondimeno, avrebbe aumentato e non diminuito i problemi con un quadro normativo troppo complesso.
Le lentezze stigmatizzate si evincerebbero dai numeri grezzi: nella ricostruzione privata nelle Marche sono state presentate 1.024 pratiche tra danni lievi, ricostruzioni degli immobili produttivi e danni pesanti, di cui però solo 101 hanno avuto seguito applicativo.
E ancora: il programma straordinario scuole, dopo quasi un anno ha visto l'aggiudicazione di soli due interventi dei 21 previsti, mentre 13 procedure negoziate sono addirittura andate deserte. Il nodo del Codice, perlatro bene, non sarebbe circoscritto al Centro Italia ma avrebbe un portato negativo su scala nazionale.
Sul fronte della qualità, è d’uopo citare l’ordinanza 41/2017 sul DURC (Documento unico di regolarità contributiva), siglata il 2 novembre 2017; il provvedimento intende contrastare il lavoro sommerso e irregolare nella ricostruzione pubblica e privata, attestando che i lavoratori nei cantieri della ricostruzione siano regolarmente retribuiti. Le verifiche sulla congruità dell'incidenza della manodopera impiegata dall'impresa nel cantiere saranno eseguite a ogni SAL (Stato di Avanzamento Lavori); le parti in causa sono il Commissario per la ricostruzione, i Presidenti delle Regioni interessate, il Ministero del Lavoro, la struttura di missione anticorruzione, l’Inail, i sindacati e le associazioni datoriali.
“Sismabonus” e “pacchetto sisma” della Manovra 2018
Il cosiddetto Sismabonus è normato dalla Legge di Bilancio 2017 (232/2016): si tratta di una detrazione fiscale Irpef o Ires – ripartita in in 5 quote annuali di pari importo e per un tetto massimo di spesa di 96mila euro per unità immobiliare – a fronte di interventi di messa in sicurezza antisismica. La Legge di Bilancio 2018, ora in discussione in Parlamento, propone la riconferma dell’incentivo fino al 31 dicembre 2021.
Al fine di ottenere il bonus, i lavori di adeguamento antisismico devono essere stati svolti tra il 1 gennaio 2017 e il 31 dicembre 2021. È possibile ottenere il bonus se la propria abitazione si trova nelle prime tre zone a rischio sismico, di cui si è accennato in precedenza.
Oltre ai lavori, nelle spese agevolate vanno considerate anche la classificazione e la verifica sismica degli immobili, la progettazione degli interventi, le perizie e i costi delle pratiche.
La percentuale della detrazione è pari al 50% per gli interventi svolti sulle parti strutturali d’immobili di tipo abitativo che non comportino un miglioramento nella classe sismica; si sale al 70% per chi esegue interventi che riducano il rischio sismico di una classe; è previsto infine una detrazione dell’80% se si passa a due o più classi inferiori. Per quanto riguarda le parti comuni dei condomini, la detrazione è del 75% se viene migliorata una classe di rischio sismico, dell’85% se si migliora di due classi.
Per calcolare il miglioramento antisismico prodotto da un intervento di messa in sicurezza è necessario basarsi sulle “Linee guida per la classificazione del rischio sismico delle costruzioni” approvate con DM n. 58 del 28 febbraio 2017 (come modificato con DM n. 65 del 7 marzo 2017). Il provvedimento individua otto classi di Rischio Sismico per valutare le costruzioni, mediante un unico parametro che tenga conto della sicurezza e degli aspetti economici, che vanno da A+ (corrispondente al rischio minore), A, B, C, D, E, F fino a G (corrispondente al rischio maggiore).
L’Agenzia delle Entrate, l’8 giugno 2017, ha stabilito che il credito d’imposta in merito al Sismabonus possa essere ceduto. Possono effettuare la cessione sia i condomini beneficiari del Sismabonus, sia i cessionari del credito i quali possono a loro volta cederlo nuovamente ad altri soggetti. Il credito può essere ceduto ad altri soggetti privati, società ed enti, fornitori dei beni e servizi necessari alla realizzazione degli interventi antisismici e di messa in sicurezza dell’edificio. L’Agenzia delle Entrate esclude dai provvedimenti emanati gli istituti di credito, gli intermediari finanziari e le amministrazioni pubbliche. Il condòmino che scelga di cedere il bonus per intero deve comunicare all’amministratore di condominio entro il 31 dicembre la cessione avvenuta e la relativa accettazione da parte del cessionario, indicando così la denominazione e il codice fiscale di quest’ultimo.
L’amministratore del condominio comunicherà entro il successivo 28 febbraio i dati all’Agenzia delle Entrate, la quale, dopo aver ricevuto l’assenso del cessionario, metterà a disposizione nel “cassetto fiscale” il credito d’imposta che potrà utilizzare.
Inoltre, rispondendo a un interpello all’Emilia Romagna (prot. n. 954-1191/2017), la Direzione centrale normativa dell'Agenzia delle Entrate ha recentemente chiarito che la detrazione antisismica si estende ai lavori di ristrutturazione e manutenzione, facendo cumulo con la detrazione per l’efficientamento energetico.
In attesa dei chiarimenti interpretativi e delle definitive disposizioni in materia, all’atto del definitivo licenziamento della Manovra 2018, alcuni contribuenti hanno avuto conferma che una ristrutturazione, vale a dire un intervento di natura superiore, assorbe – anche per il Sismabonus – i lavori di manutenzione ordinaria, di natura inferiore e realizzati contestualmente e necessari al completamento dell’opera (circolare n. 57/E/1998).
Diverse, inoltre, le misure per facilitare i mutui per la ricostruzione. Confermata l’istituzione di un fondo da 10 milioni per il 2018, che salgono a 20 per il 2019 e 2020 per la ricostruzione di Casamicciola Terme e Lacco Ameno a Ischia.
Infine, la stessa Manovra 2018 assume una prospettiva antisisimica più allargata e include alcune misure per gli interventi nei territori colpiti dai terremoti, dall’Aquila fino a Ischia. In concreto, vengono destinati 10 milioni di contributo straordinario per l’Aquila, altri 2 milioni agli altri comuni del cratere.
Vengono anche prorogate a tutto il 2019 le zone franche urbane create in Emilia (per cui il tetto di spesa per la ricostruzione si alza da 200 a 350 milioni) e Lombardia dopo il terremoto del 2012 e per le stesse aree lo stop al pagamento dell’Imu sugli immobili in agibili è prorogato a tutto il 2018.